mercoledì, marzo 12, 2008

sulla canna della bicicletta


Tutte le volte che vedo qualcuno che cavalca una bicicletta e si porta sulla canna un passeggero mi esplode il cuore.
E' solo invidia.
Per il passeggero, ovvio, anche se un vago ricordo del dolore al posteriore e del freddo dell'acciaio della canna sempre sul posteriore c'è ancora.
Ed è invidia anche per il cocchiere, che può approcciare il corpo del passeggero senza troppe scuse, anche se è pesante spingere due corpi come se fossero uno.
Oggi, finalmente in una giornata di sole in un'insolita Milano quasi piacevole ho visto la prima bici della stagione primaverile con due passeggeri nella posizione sopra descritta.
Sarà che ero seduta, con le gambe accavallate in un'insolita minigonna, al tavolino all'aperto di un bar su una piazzetta chiusa al traffico.
Sarà che ai miei piedi avevo accucciato uno splendido esemplare di Labrador color miele che sembrava proprio mio, sarà che ho pagato il caffè un prezzo decente, ma la cosa mi ha scrostato un po' di malo - cinismo e malfidenza nei confronti dell'essere umano.
Malo- cinismo e malfidenza aumentata esponenzialmente dopo le 23 della sera scorsa, quando le parole "You'll never walk alone..." non sono state più recepite solo come il pezzo finale di Fearless dei Pink Floyd.
A volte basta poco per farmi sentire meglio...

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